Paporreta infame – dissacrazione grottesca

“La verità è tollerabile solo nel momento in cui si indossa la maschera della follia” (Maurice Lever)

Lo spettacolo nasce da uno studio sui buffoni, sulle forme di satira e sulle parodie diffuse nei primi secoli medioevali. Durante alcune feste come la celebrazione del Carnevale, la Festa dell’asino e Le Feste dei Folli l’ordine razionale e le gerarchie venivano rovesciate: il più umile, il più brutto, era esaltato; veniva eletto un re dei folli o il vescovo della festa; si parodiavano e dissacravano le cose sacre nell’atto liberatorio del riso che diventava una forma di rivolta contro ogni forma di potere temporale.

Abbiamo scelto queste forme di rappresentazione medioevale come cornice all’interno della quale si muovono i nostri personaggi grotteschi. I contenuti sono attualizzati ma l’obiettivo resta lo stesso: quello di fare una critica sociale alla degenerazione culturale, etica, morale nel periodo storico nel quale viviamo; attraverso la risata veicolare delle piccole verità, seminare dei dubbi, attaccare pregiudizi e tutte le forme di potere che degenerano in despotismo.

Per la scelta  dei personaggi siamo partiti dallo studio del corpo grottesco e della commedia dell’arte. Sono nati dei personaggi con corpi deformi e mezze maschere che ricordano le maschere larvali di J. Lecoq.

La definizione di Leszek Kolakowski sui buffoni calza perfettamente ai nostri personaggi: « Buffone è colui che pur frequentando la buona società non ne fa parte e le dice delle impertinenze, colui che mette in dubbio tutto ciò che passa per ovvio. (…)Il buffone deve trovarsi al di fuori della buona società, deve guardarla dall'esterno per scoprire i lati non ovvi della sua ovvietà, e i lati non definiti della sua “definitività”; al tempo stesso deve frequentarla per conoscere i suoi mostri sacri e aver l'occasione di dir loro impertinenze… La filosofia dei buffoni è quella che in ogni epoca mette in dubbio ciò che è considerato intoccabile, che rivela le contraddizioni di ciò che sembra ovvio e incontrastato, che mette in ridicolo le evidenze dei luoghi comuni e scorge la ragione nell'assurdità .».

 

PAPORRETA INFAME

dissacrazione grottesca

con

Sebastiano Coticelli, Simona Di Maio, Giorgia Guarino, Dimitri Tetta

musiche

Dimitri Tetta

maschere

Claudio Cuomo

si ringrazia il maestro Biagio Terracciano per la collaborazione

Paporreta

termine spagnolo che indica la ripetizione meccanica di ciò che è stato imparato a memoria senza essere compreso

Un viaggio nelle varie fasi della vita dell’uomo intrapreso da buffoni con corpi grotteschi e deformi, che in maniera dissacrante giocano a ricoprire differenti ruoli, rovesciando il tempo e il senso dei riti.

Vivono questi riti collettivi, svuotati del loro significato, con poca o nessuna coscienza di quel che  dicono e quel che fanno. Credono a tutto e ridono di tutto. La tradizionale visione del mondo è ribaltata al fine di esorcizzare la negatività del reale.

Una piccola rivolta dal basso, una grassa risata che come un peto libera dal male.

L’azione scenica si svolge in una chiesa\taverna e un asino- dio- feticcio detta i tempi dei riti. Il linguaggio utilizzato è un intreccio di lingue e dialetti diversi misto a parole inventate, che si traduce  in un linguaggio volgare e fantastico, infantile e filosofico, brutale e osceno.

Emerge un ritratto grottesco dell’Italia, riflesso di uno specchio che deforma mostrando, solo nell’attimo in cui si tradisce la tradizione, una nuova consapevolezza.

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